“Non tutte le donne amano le rose. Non tutte le donne vorrebbero
Ricevere rose soprattutto. “Io non amo le rose” è la mia
Quarta raccolta semiautobiografica che unisce, come in un
Cocktail sapientemente mixato e poi shakerato, ballate, racconti,
riflessioni. La silloge in questione prende il nome
dall’omonima poesia, che letteralmente descrive il mio rapporto
conflittuale con le rose e con tutto il loro mondo di
simbologia e di cliché che ne fanno da contorno. Io personalmente
mi rispecchio più in un fiore di campo o in un iris
selvatico, non mi piacciono né la perfezione, né tantomeno la
retorica correlata alla rosa come fiore, ma amo, invece, tutto
ciò che è genuino, autentico e spontaneo.”
Con queste parole si apre la silloge poetica della autrice Clelia Moscariello, nel suo bisogno interno esplicitato di vivere la vita e i sentimenti ad essa legati, con una visione autentica che non si sottrae al dolore ma anzi lo medita e lo rivendica come momento fondamentale della crescita personale.
Uscita nel 2021 per le edizioni pam, quinto libro della giovane giornalista, presente alla fiera del libro di Torino, il libro è una raccolta di scritti poetici e non solo dallo stile diretto e la giusta riflessione sul ruolo della donna che nonostante le imposizioni sociali, si spoglia della perfezione estetica e si dà la possibilità di essere semplicemente se stessa anche un semplice fiore di campo.
L’autrice punta attraverso il sito amore 3.0 di diffondere e potenziare la funzione multitasking che ogni donna racchiude in sé anche nel momento del dolore, spesso vissuto inizialmente come smarrimento ma poi indispensabile alla crescita personale e alla facoltà di amarsi per ciò che non si è e per ciò che invece ci appartiene.
Non tutte siamo rose, molte sono fiori di campo, ma quale meraviglia osservare un campo fiorito e perdersi nei diversi colori della natura, questa immagine che appare semplicistica, è una metafora importante del percorso personale ed anche condiviso a cui molte donne devono rispondere
Una donna è tale solo se si realizza come madre, sposa e professionista? Semplicemente no, questa la risposta della Moscariello che nel suo testo ci ricorda che la vita è un lungo avvento verso la scoperta del proprio sé, verso l’accettazione dei limiti e delle fragilità che ci rendono umani e che spesso il nostro vivere ci fa superare.
Certo la bellezza della rosa ammalia gli occhi ma il grigio della quotidianità e le difficoltà di ogni giorno ci insegnano che non è necessario essere una rosa per brillare e deliziare la vita con il proprio profumo.
Le strofe in oggetto ci lasciano dedurre che il cammino è spesso fatto di sconfitte che altro non sono se non la volontà di superare i nostri limiti.
Lo stile letterario che appare leggero e scorrevole è frutto di una maturazione e una meditazione profonda dell’autrice stessa, che da sempre è impegnata nella lettura della realtà.
Il messaggio che se ne può cogliere è un messaggio di rivalutazione di ogni evento nella consapevolezza che siamo ciò che abbiamo vissuto, un’ottima lettura a qualsiasi età, sia per chi si affaccia alla vita sia per chi ha già sperimentato la sua difficoltà, un pensiero che va oltre i limiti per creare scalini da percorrere secondo la propria crescita senza fretta ma lasciandosi toccare da ogni in evento.